591 permanent exhibition: Ciro Battiloro - Gli abitanti della terra (The inhabitants of the Earth)




Ciro Battiloro was born in Naples where he earned his studies at the high school and then enrolled at the Faculty of Letters and Philosophy, but he abandoned the idea of continuing the university to devote himself to photography. He started taking photographs since the early days with analog camera, using a "Cosina", then converts himself to the Leica rangefinder, so finding complete satisfaction in taking pictures.

From several years he has been personally of developing and printing his photos with an enlarger in a small laboratory equipped in the traditional way.

The content of his photographs are mostly everyday stories of experiences often difficult, but not only that, he also portrays the spontaneity and simplicity of the common people of his hometown.

WEBSITE



Currently his most important photographic project is undertaken from 2011, called "The inhabitants of the earth." A reportage born in a Roma camp in the province of Naples and continued in the summer of 2012 in Romania, in the villages of origin of gypsies known in Italy. During of about a month, he traveled to various cities across the country, spending with gypsies most of the time and studying the history of ethnic Roma in the places where most of them have settled and were persecuted.

Technically, the entire report is designed using 35mm film cameras and giving space mainly to black and white film.


Gli abitanti della terra

Attraversando una stretta strada di campagna adiacente ad un cantiere autostradale, in provincia di Napoli, ci si immerge in un piccolo microcosmo: un campo rom. 

Lì dove vecchi rifugi di guerra sono stati adibiti con operosità ed ingegnosità ad abitazioni, su uno sfondo di chiassosa monotonia, adagiata su vecchie sedie e divani bucati, scorrono le esistenze di questa gente originaria della Romania, tra stenti e divertiti deliri. 

I loro sguardi raccontano le loro storie come gli sguardi scaltri dei bambini, che hanno imparato presto a badare a sé stessi e che forse per questo affrontano la vita con allegria.

Tutto sembra immobile qui ma in realtà qualcosa sta cambiando: si generano nuove vite, alcuni di loro partono altri ritornano. La storia dell'etnia rom insegna a
tal proposito: essi vagano da tempi lontani in lungo e in largo per il pianeta eppure
restano fermi nel loro modo di essere e nella loro patria Terra.




In realtà, oggi il loro vagare non è figlio del nomadismo che per secoli è stato la  prerogativa principale della loro cultura, ma nasce da una necessità ben precisa ovvero quella di guadagnare denaro sufficiente per costruirsi dignitose abitazioni nei loro villaggi, case che saranno poi vissute dai loro figli piuttosto che da loro stessi.

Il desiderio di ritrarre la vita quotidiana di questa gente nella loro terra d’origine e l’interesse nel confrontarla con quella che conducono lì dove li abbiamo sempre visti, ci ha spinto a viaggiare per la Romania (parlo al plurale poiché il progetto, nell’arco di quest’anno, è stato concepito e realizzato con due persone a me care). 



Siamo partiti dai villaggi della Bucovina (da cui provengono e ritornano ciclicamente le famiglie del campo) e giunti, seguendo le rive del fiume Olt, fino a Valea Lui Stan: piccolo villaggio che il dittatore Ceauşescu adibì a riserva per gli zingari, stanco di vederli e di sentire il loro odore lungo la tratta tra Sibiu e Bucarest.

Photos and text © Ciro Battiloro


Comments